Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore I.djvu/321

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capitolo viii. 299


costa di fatiche e di danaro, perchè noi non evitiamo il caso di cominciare da capo.

— Ma voi chi siete?

— Io? Miri; — e gli mostrò un foglio alla vista del quale a don Liborio cascarono i frasconi: era un mandato del vescovo: di protervo si fece mogio, e si lasciò condurre come un montone. Trasferito pel momento in luogo sicuro; più tardi, a diligenza dei reverendi padri di Gesù, giunse a Roma inavvertito, dove presentatosi al cardinale penitenziere, dopo essersi sentito raccontare a parte a parte una lunga storia, che sapeva, cioè quella dei suoi delitti, venne sottoposto a penitenza asprissima. Anche qui gli valsero le arti della ipocrisia; e sì che i suoi compagni in chierica se ne intendevano; tanto è, gli riusci essere liberato dal carcere. Vagò pel mondo, ma preceduto da per tutto dagli avvisi dei gesuiti, non potè fare di troppi civanzi. Io lo incontrai in Corsica mercante. Mercante di che? Ve la dò a indovinare in cento. Mercante di messe. Mercante di messe? dite voi. Mercante di messe, dico io. Ecco come. I preti di Francia, gesuiti o non gesuiti (imperciocchè voi dobbiate ficcarvi bene nella mente che i preti sono come i fagiuoli, ve ne ha dei bianchi, dei rossi, dei turchi, coll’occhio, ma in fondo sono tutti fagiuoli), costumano pigliare dai devoti a dire più messe che possono, e che non possono. In Francia il seme di Voltaire ha gene-