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126 il secolo che muore


occhio nudo le torme bianche ed azzurre della fanteria e dei tirolesi. Quando ecco, mentre ce ne stiamo là chiacchierando e riposandoci, un frastuono infernale ci fa saltare tutti in piedi, e sentiamo sulle nostre teste il fischio rumoroso di una granata: «Non è nulla!» esclama un garibaldino: «è un cannone puntato qui a venti passi che scarica sopra la nostra testa.» Corremmo tutti nella strada, dove infatti tre o quattro cannoni incominciarono uno dopo l’altro una musica stupenda.

«Fu spettacolo bellissimo. Gli artiglieri stavano impassibili, silenziosi, attenti al comando. Un caporale pigliava la mira, ed ogni volta che vedeva sui monti a 1600 o 2000 metri di distanza un brulichio di tedeschi, si allontanava due passi e gridava: fuoco! Il cannone sparava e la botta era sempre sicura. Si vedeva cotesta massa sbaragliarsi, e saltare in aria tronchi di albero e terra sommossa. Noi maravigliati battevamo fragorosamente le mani.

«A un tratto si sente venire a corsa un cavallo: era un maggiore di artiglieria, che aveva saputo come di là dal fiume, nella chiesina dove stemmo la notte innanzi appiattati noi altri, ci stessero appiattati moltissimi austriaci: per verificarlo ordinò caricassero le artiglierie a palla; poi, voltosi al caporale, gli dice: «Cercate subito di mettere una palla sul lato destro della chiesa: se ci sono hanno da venir fuori.» La distanza era molta, e ci pareva