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Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore II.djvu/246

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248 il secolo che muore


invece di aiutarsi si roderebbero: noi innocentemente c’ingannammo, quando abbiamo creduto avere col nostro affetto rattorta una corda da confidarci con sicurezza la nostra felicità, mentr’ella si spezzerebbe al maggiore uopo, mandando tutti in ruina. Signora contessa, di presente ella è nel suo entusiamo sincera, ma crede forse che questo entusiasmo durerà in lei? Crede ella che la esaltazione, generata da una scossa passeggiera di fibre, valga a vincere sentimenti scesi come una somma aritmetica dalle nostre passioni, o se vuol meglio, le nostre passioni, figlie dei nostri sentimenti? Ah! io ho veduto l’entusiasmo; egli è vento che scaccia le nuvole, ma si rompe contro le vette dei colli. Ci basti poterci stimare: evitiamo con tutte le forze il caso di addivenire i nostri scambievoli carnefici. Veda, signora contessa, ella non lo susurra neanco a se medesima, eppure vive in lei qualche cosa che, suo malgrado, avrebbe desiderato che Ludovico si perdesse piuttosto pei suoi vizi, che si salvasse per la virtù di una popolana. Questo pensiero si guarderà bene di affacciarsi sotto questa forma al suo spirito onesto, ma le si insinuerà nel cuore con sembiante di angiolo; tutti i serpenti quando vogliono tentare fanno così. Lei educarono a reputarsi, a sentirsi superiore al comune degli uomini, perchè nata di nobile prosapia; se io potessi vederle il cuore, ci leggerei com’ella non baratterebbe