Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore II.djvu/285

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capitolo xiii. 287


impedirlo; pur si decise a cavarlo, ammannito innanzi un batuffolo di lini finissimi, di esca e di cotone onde servirsene a modo di stuello premendolo sopra la piaga; e così fece, avendo la pazienza di tenercelo fermo per più di un’ora; poi, composto con altri pannilini una maniera di guancialetto, mediante fasciature condotte in tralice per di sotto l’ascella destra, lo assicurò con garbo nella fossetta della clavicola ferita, tanto bene, che meglio non avrebbe saputo fare il cerusico.

Tutto questo compito, Natalizia pensò se giovasse meglio attendere il giorno, ovvero recarsi subito al villaggio per soccorso. A lasciare Eponina sola la dissuadevano il pericolo che gli assassini tornassero, e l’altro che risensando ella si spaventasse della solitudine, o peggio ancora, movendosi allentasse la fasciatura e si perdesse irrevocabilmente quanto sperava avere acquistato con tanta fatica; aggiungi il risico di smarrire la strada nel buio fitto della notte e minare in qualche precipizio; la combatteva altresì il timore che al villaggio non si sarebbero svegliati, o che non le avrieno dato retta, o che non volessero venire: per ultimo non le pareva fuori dei possibili imbattersi ella stessa negli assassini, i quali non avrebbero mancato accopparla per distruggere con esso lei il testimonio unico del loro delitto: tanto è, si fece coraggio e andò; tuttavia al pericolo che gli assassini rien-