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il teatro, sarebbero caduti in platea, siccome avvenne nello stadio di Corinto quando il banditore pubblicò Nerone avere donato la libertà alla Grecia. O libertà, di quante generazioni tu hai da essere, se anco un Nerone potè vantarsi sbraciatore di libertà ai popoli; però io ho raccomandato, fino a perderne la voce, al popolo di squadrare bene la libertà che presumono donare i principi, innanzi di esultarne. Che diavolo! Se avete a comprare un mazzo di tordi, voi soffiate loro sotto il codone per mirare se sieno freschi; e tu, popolo, non adopererai medesimamente con la libertà che ti cucinano i principi?

La plebe nella foga feroce del suo entusiasmo intende e vuole essere divertita una seconda volta. Da capo!» urla con grida sgangherate: «Replica! replica!» Ed alle grida aggiunge strepito di palme e picchi di bastone e zampate sul pavimento, donde si levano nuvoli di polvere.

Ma Eponina non ne poteva proprio più; in tutto il suo essere sentiva avvicinarsi qualche grave trasformazione; le tintinnavano le orecchie; miriadi di faville le carolavano dinanzi agli occhi; o la terra o le gambe le mancavano sotto; a balzelloni si accostò alle quinte dove balbettò una preghiera all’impresario che la scusasse presso il pubblico: assolutamente non poteva.

L’impresario comparve sul proscenio, e con la