celleria di mala carne, e lascia che sopra certi conservatorii, educatorii e roba siffatta veruna iscrizione avverta: qui si macellano le anime buone. Più sinceri, i pontefici romani permettevano a taluni barbieri avvisare il pubblico, a mo’ di privilegio, con un cartello: «Qui sì castrano maravigliosamente i putti ad uso della cappella del papa.» O che pasticcio ripieno di contradizioni è questo nostro civile consorzio! Chi porta a zonzo perla città un quarto di manzo, paghi la multa; a vedere impiccare un uomo s’invita il pubblico con gli avvisi su i canti. Al boia e al sotto boia per una impiccatura si pagano 1700 lire e più; per trecento giornate d’istruzione ad un povero maestro lire 800, quando è grassa. Quando scavi una fossa, se dimentichi accendere il lume, onde il viandante non si rompa le gambe, il Municipio ti coglie in trasgressione; preti e pretesse, di tendere trappole insidiose dove le anime cristiane rompansi gambe e collo, padroni e padronissime1.
- ↑ Mi sono astenuto, per ragioni facili a comprendersi, di nominare il pio scannatoio, ma che colpisca giusto imprecando a simili istituti si può ricavare dal libro Sui riformatorii pei giovani, studi del dottore Serafino Biffi, Milano, 1870, temperatissimo uomo, il quale si esprime in proposito con queste miti parole: «Abolite quelle corporazioni dalle leggi dell’attuale regno d’Italia, le più accorte seppero tramutarsi in libere associazioni, le quali continuano a possedere i loro vecchi istituti, si reggono con le oblazioni dei pietisti e, nonostante la nuova forma assunta, internamente vivono come prima, spiegando un asceticismo di altri tempi,