Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore II.djvu/340

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342 il secolo che muore


non m’interruppe mai, lasciò che nel dire affannato mi rifinissi, e mi accorsi più tardi questo essere stato astuto consiglio per ispossarmi: cessato che io mi ebbi di parlare, ella, ineccitabile, a me terribilmente palpitante rispose in questi accenti: — Arria non ha potuto resistere alla voce che le venne dal paradiso di consacrarsi a Dio: tra la voce del Creatore e la sua creatura, come mai può attentarsi la creta di entrare in mezzo? Se da lei madre si sentisse verace affetto per la sua figliuola, invece di affannarsi, dovrebbe esultare nel pensiero che gli angioli l’avessero assunta al sodalizio della beatitudine eterna.

Cotesto empiastro di zucca essendomi riuscito soprammodo sazievole, la interruppi dicendo che noi altre donne nate e cresciute per uffici diversi non ci potevamo intendere: per me giudicare poltrone le femmine le quali fuggendo il debito di natura e civile si sprofondano nella inerzia e da per loro si condannano alla sterilità: solo chi ha combattuto merita lode presso agli uomini e presso Dio. Chi si anticipa la morte o si sopprime parte della vita non dà prova di virtù. — A queste parole mi parve che la priora palesasse il suo sconcerto diventando più bianca, però quando tornava sul discorrere la sua voce non palesò veruna alterazione; pianamente disse: — Arria avere manifestato alla madre il suo fermo proposito dentro una