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Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore II.djvu/362

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364 il secolo che muore


venne a trovarmi a casa la faina clericale che prima vidi in chiesa fattorino del padre Candido, e mi avvisò: la marchesa di Grappigny desiderare di parlarmi; andai di volo premendo appena i battiti del cuore, nella speranza che si trattasse della mia figliuola; ma la marchesa mi cavò subito dall’ incertezza, che con certo suo fare signorile mi disse: come rovistando nelle cantere del suo stipo ell’erasi trovata davanti il suo anello: scusassi per amore del cielo la dimenticanza; rammentarsi il convegno; correrle obbligo di rendermelo, poichè con tanto suo dispiacere male esito avevano sortito le pratiche per riscattare la figlia. Commossa da simile generosità, risposi senza manco pensarci: le angustie presenti non mi concedere ricompensarla come avrei desiderato, tuttavia pregarla a volersi incaricare della vendita; sarebbe riuscito a lei meglio che a me cavarne profitto; del prezzo ritratto fin d’ora la supplicava accettare la metà in testimonio della mia riconoscenza. Parve le andasse infinitamente a genio la proposta e mi ringraziava a mani giunte; però giudicate quale non fu la mia sorpresa nel vedermela il giorno appresso comparire davanti tutta spaventata, e dirmi: non volere assolutamente l’anello; esserle cascato su l’anima uno scrupolo invincibile... d’altronde impossibile vendere la gioia senza scapitarci tre quarti almeno in Brusselle, città di ebrei battezzati e di cristiani