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propri esperimenti; approfittatevi degli altrui. Causa prima dei nostri disastri io metto la presenza del re alla guerra: i principi stanno d’incanto a capo degli eserciti, quando si chiamano od Alessandro Magno, o Federigo II, o Gustavo Adolfo, o Napoleone I, perchè allora all’autorità del grado aggiungendo la maggiore autorità della molta perizia, maneggiano gli eserciti come macchine e li avventano come leoni; diversamente ti riusciranno sempre di impaccio e di pericolo. Di vero, o concedono che il supremo comandante non li consulti, e allora faranno meglio a starsene a casa; si vince anche in poltrona, e se non è vero non importa; per la reputazione del principe basta che il popolo lo creda; o all’opposto pretendono essi mettere il becco in molle, e allora, o diranno cose che saranno come portare ghiande alle querce, e perderai tempo, o come è da supporsi diranno svarioni, e allora il povero capitano bisogna che procuri renderli capaci, pigliandola alla larga e con un sacco di precauzioni, le quali, se stanno poco bene in Corte, in campo poi stanno malissimo, scompigliando i consigli e ritardando l’azione: ancora il capitano, quando il principe gli cammina dietro ai calcagni, più che a vincere il nemico, deve attendere a preservare costui incolume da ogni stroppio: però, senti me, che parlo schietto, se avessi ad essere capitano supremo, io preferirei avere una veste di fiasco