Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore II.djvu/69

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capitolo x. 71


La egregia donna, spogliata la giovane, adoperò verso quella le più delicate mondizie di cui meritamente sono vaghe le gentildonne, e mentre l’allindiva, secondochè la femminile curiosità la persuadeva, di tratto in tratto la guardava e viepiù sempre stupiva.

— Dio! Dio! ella non rifiniva di esclamare, come sei bella; che volto! che capo! E come ti chiami, carina mia?

E la fanciulla, fattasi in faccia color di rosa imbalconata, rispondeva:

— Mi chiamo Eufrosina.

— Il nome di una Grazia, e ti sta bene.

Le sciolse i capelli folti e nerissimi, glieli forbì, glieli profumò con olio lievemente odoroso di ireos, e infine glieli compose a benda lungo le tempie; non si saziando contemplarla e baciarla. La contentezza della buona signora superava di mille doppi quella del restauratore di quadri, al quale fu data a ripulire la rozza tavola dove Leonardo da Vinci aveva dipinto l’Angiolo: narrasi come l’artefice mano a mano che lavando la lordura scopriva cotesto miracolo dell’arte, si sentisse conquidere dentro, finche avendolo disvelato tutto, tanta dolcezza lo vinse, che si lasciò cadere in ginocchioni per adorarlo. Suprema forza della natura, bellezza.

In effetto, la baronessa infervorata dall’entusiasmo, andava ripetendo: