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fessare che il Gasperi, con impudenza tetra, non menochè stupida, lo andava dicendo a cui lo voleva e a cui non lo voleva sapere; mentre il Vinneri, torcendo il volto, chiusi gli occhi e le mani levate al cielo, esclamava: Orrore!

Un vecchio succhiello di cancelleria, più tristo dei tre assi, il quale pel continuo esercizio non aveva preso la ruggine, conoscendo di lunga mano i suoi polli, mormorò la sentenza che Esopo assicura avere profferito la scimmia fra la volpe e il lupo;1 la voce passò, ma come l’acqua del fiume, che un poco di deposito lascia sempre.

Fabrizio però, ch’era scolaro della pezza donde si tagliano i professori, mise in pratica la lezione insegnatagli dal socero puntualmente, e a vero dire non rinvenne nel Gasperi resistenza, all’opposto maravigliosa arrendevolezza, dacchè questi, uomo da bosco e da riviera, sapeva di avanzo come per corseggiare con profitto sul mare della giustizia bisogni spartire le prede con gli avvocati; egli aveva sottoscritto i pagherò con lo intendimento di non buttare fuori ne manco le spese, e ci era riuscito; e poi aveva fatto a dire: o vinco, e non è caro, o perdo, ed anche il caro giovane ci perde la cappella e il benefizio: a questo non aveva pensato il caro

  1. Li condannò ambedue. La volpe, perchè capace di chiedere la restituzione di quello che non aveva dato mai; il lupo, perchè furfante da negare avere ricevuto quello che aveva mangiato.