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182 il secolo che muore

182 IL SECOLO CHE MUORE

— Ebbene, vedremo... ella tenga in sé... occorrendo... sarà avvisata fino a casa.

Si separarono, e la Bianca scendendo le scale mulinava nel segreto dell’animo questi pensieri: — come sono baggiani questi uomini che la trinciano a talentoni: o per le corna, o per le orecchie, o per la coda, noi altre donne li agguantiamo sempre quando ci piace. Credono menare e sono menati, come dice Mefistofele del dottor Fausto.

Di fatti certo dì, per mezzo di discreto messaggero, ella ebbe avviso, il ministro aspettarla nel proprio palazzo; l’ora assegnata giusto quella in cui Fabrizio correva come gatto dietro ai trucioli, a perseguitare volgari facinorosi; in capo alla via una carrozza chiusa l’attendeva; entrerebbe in palazzo non già per la porta maestra, sibbene per la porticina, che si apriva su di un vicolo. — Ella intese e andò.

Andò, e da quel giorno in poi i diamanti da lei venduti furono ricattati; nè questo solo, ma ai diamanti di stras, che per penuria di moneta ella aveva tenuti fin lì mescolati co’ buoni, ne surrogò altrettanti per purezza di acqua mirabili. Il marito poi non si accorgeva di niente, come quello che inesperto di siffatte novelle non sapesse distinguere i brillanti dai culi di bicchiere.

Fabrizio, per le insistenze della moglie, e per le pittime del socero, aveva messo il cervello a par-