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Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore III.djvu/346

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344 il secolo che muore


sizione rigorosissima anche su le persone, senza distinguere qualità nè sesso; ciò resultare dal suo rapporto; cavato appena dalla stanza il cadavere si apporrebbero i sigilli; e buona notte sonatori. E come vorrebbe ritenere egli la giovane signora? In carcere? Dio ne liberi! Gli correrebbero dietro fino le pietre e potrebbe uscirne chi sa che diavolio anche pel governo, il quale (a quest’ora il pretore lo avrebbe a sapere com’egli maresciallo) ama lo zelo e lo raccomanda, a patto che non metta campo a rumore. O piuttosto la lascerà a piede libero? E allora, o che difficoltà trova che ella così si stia a Milano, piuttostochè a Nervi? Molto più che a Milano dovrà istruirsi il processo.

E fu alla Elvira efficace avvocato il maresciallo, uomo atticciato, tuttavia giovane e svelto da levare il fumo alle schiacciate. La Elvira, un po’ pensando al presente e molto all’avvenire, gli volle donare un bellissimo anello, e ad accettarlo non potè dire avere patito violenza il maresciallo. Questo anello, non senza sua grande sorpresa, l’Elvira, dopo un mese lo rivide a Milano in dito alla marchesa Zelmi. O com’era ita? chi lo può dire? Rammentate voi quel siciliano che, condottosi a Roma, fu trovato rassomigliarsi al magno Pompeo come gocciola a gocciola? Questi, avendolo saputo, volle vederlo, e riscontrato che la cosa stava appunto come glie