Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore III.djvu/366

Da Wikisource.
364 il secolo che muore


da cavaliere per le Corti; io le buone azioni da per tutto dove le trovo.

La pretoressa informò del duro caso il marito, il quale sbatacchiato da un insulto nervoso di onestà voleva subito ragguagliarne il prefetto, ma la prudenza lo tenne per le falde e lo consigliò a non mettere il campo a rumore; molto più che i tristi avrebbero trovato materia da malignare nelle cinquecento lire accettate dalla moglie, e di un bruscolo farne una trave; e dacchè i deboli diventano per necessità astuti, deliberò aspettare la sera e far venire una pulce nell’orecchio al prete; e così avrebbe adoperato se il prete per la subita fortuna non fosse salito a petulanza insopportabile, in cotesta sera, cresciuta a dismisura a cagione della sorte che lo favoriva a goffo, onde il pretore, indispettito dentro ma placidissimo in faccia, gli sparò a bruciapelo queste parole:

— Ma sapete, don Macrobio, che novità corrono? Ve le dirò addirittura senza farvi tanto penare; i biglietti di Banca sbraciati dalla marchesa con la pala e’ sono tutti falsi.

— Fandonie! fandonie! Guardate, scarto tre carte...

— Eh! caro mio, per questa volta dubito che la voce pubblica riporti il vero... certe informazioni recapitate all’ufficio...

— Astii, pretore mio, soliti astii... datemi carte.