Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore III.djvu/378

Da Wikisource.
376 il secolo che muore


E pazienza al buio, ma sola, e’ ci è da far morire per la tristezza un morto...

— Ah! buona sera. Egeo; vi ringrazio di non avermi dimenticata; giusto in questo punto pensava a voi.

— Amina, non è facile dimenticarti dopochè ti abbiamo conosciuta; ma a ciò diamo di frego; veramente io non veniva per te, bensì per la Elvira; molto mi preme parlarle; e ora do v’è ita? Come le bastò il cuore di lasciarti qui sola?

— Oh! a lei basta l’animo per bene altre cose — ed avendo il cuore pieno, non si potè trattenere di sfogarsi con Egeo; però delle cause della sua malinconia tacque la seconda e la terza, e della prima confessò quanto credè spediente, accomodandolo alla sua maniera: delle insidie mortali a danno dello sventurato Omobono, del proprio corpo avergli fatto la via pel sepolcro, dei biglietti rapiti... insomma della truce tela di delitti ordita dalla libidine di avere nè anco un motto; invece si distese nella infelice passione che l’aveva traviata, e con arte mirabile toccò della poca generosità usatale dall’uomo troppo amato... e tuttavia dello averla ridotta in tale stato lo perdonava e gli pregava pace; entrava a dire della convivenza con la Elvira, diventatale ormai insopportabile: avere conosciuto a prova come cotesta perversa la raccogliesse per giovarsene ai suoi fini, ed oggi aborrirla, o perchè ella avesse conseguito