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114 il secolo che muore


leva dire la suora di carità, venuta a canto a letto di Curio, in suono di mìiserere prese a dirgli:

— Mon cher frère en Jésus-Christ...

Curio ebbe a ruzzolare da letto, sentendo egli italiano in terra italiana favellarsi in lingua francese, là dove egli credeva avere a trovare donne italiane; peggio poi quando la suora di carità gli prese le mani e gliele strinse fra le sue: egli sentì un diaccio come di pancia di tarantola toccargli il cuore, e n’ebbe a un punto paura e ribrezzo. La suora continuò il suo sermone a mo’ di sonatina imparata a mente, applicabile a tutti come gli oremus e i serviziali, concludendo col conforto di rimettersi in mano di Dio e della Provvidenza; imperciocchè parecchi distinguano Dio dalla Provvidenza, e li rammentino come se fossero marito e moglie. Intanto tornava a rifiorire la rosa sopra la bella faccia di Curio, e gli occhi suoi assorbivano copia di luce che riverberavano più intensa, dalle aperte nari aspirava a lunghi tratti l’aria di primavera; ti sarebbe parso Apollo di Belvedere, che col capo alquanto piegato, pieno di baldanza e di vigore, mira il serpente trafitto dallo strale infallibile. E gli occhi della suora, che, comunque stupidi, per accendersi come fiammiferi non aspettavano altro che essere stropicciati, agli occhi di Curio accendendosi a un tratto, presero a corruscare; le mani di lei strinsero più forte le mani del giovane; un tremito le si diffuse