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capitolo xxi. |
te — e continuava a ridere, a ridere — che vuoi tu? Dai dai, mia madre, sempre serpentata dai preti, ha finito col dare la balta al cervello, e non poteva fare a meno; adesso s’immagina essere diventata mendica, e ridotta ora a vendere erbaggi, ora a rimpagliare fiaschi, tal’altra a raccogliere stracci per la via; custodita a vista, trova maniera di deludere la vigilanza dei guardiani e scappa, sicchè mi è stato forza ordinare ultimamente che la chiudano nello spedale.
E siccome Cario tentennava il capo, il maggiore riprendeva:
— O che volevi la lasciasse in balia di se stessa, perchè una volta o l’altra mi si precipitasse?
— No: posto che quanto mi hai raccontato sia vero, avrei voluto che tu nella miseria di tua madre non trovassi argomento di riso.
— Te l’ho già detto, soggiunse il maggiore, ed in subito si fece livido in faccia: dal partorirmi in fuori ella non mi ha dato mai altro segno di madre: fin qui furono i soli Padri Eterni a fare i figli crocifissi, ora poi che ci si mettono anche le madri, noi altri poveri figliuoli di famiglia possiamo addirittura andarci a impiccare.
Ma qui, accorgendosi che se le sue parole rendevano testimonianza di gaiezza come un lucignolo spento ricorda il lume che spandeva acceso, mutò discorso dicendo: