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26 il secolo che muore


namento ed arme, mostrano i diavoli le corna; da qualsivoglia lato tu ti volga, non può fare a meno che tu non inciampi in corni.

Rispetto a omicidio, la è chiara che questo non ti lascia senso alcuno dei mali, mentre l’adulterio ti arde col fuoco dell’inferno che brucia e non consuma. Mi gode l’animo affermare che anche ai tempi dei romani come ai tempi nostri, qui tra noi, le pene più acerbe vennero emanate da re e da imperatori. Romolo punì lo adulterio con la morte; in odio all’esecrato misfatto, Augusto Cesare pubblicò la legge Giulia, che condannava i colpevoli alla emenda, allo esilio in isola deserta, allo verghe e fino alla castrazione!...

Moto di orrore su tutti i banchi.

Il Tebro inorridì, il Pado e il Reno,
Agata strinse il caro Ambrogio al seno.

Fabrizio non lo bada e non lo cura, e prosegue imperterrito:

— I figli nati dall’adulterio insanabilmente bastardi: incapaci di succedere ai padri: appena diritto agli alimenti. Disposizione squisitamente civile conservata nel nostro codice. Di fatti, havvi un animale domestico, il quale rimpiatta la sua lordura sotto la cenere, e l’uomo vorrà essere meno del gatto per drappellare la colpa come una bandiera vinta al palio? Nè a Roma solo, ma per tutto il