Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore IV.djvu/26

Da Wikisource.
28 il secolo che muore


raccolti, un terzo temè sentirsi staccare gli orecchi, due terzi avvantaggiati guardarono i vicini per vedere dove avrebbero dovuto mettere i denti, caso mai il costume dei battas si avesse a trapiantare fra noi.

In questa, ecco due dei soliti uscieri cavallette saltare uno presso il presidente, l’altro presso il procuratore regio, e ad ognuno di questi consegnare un plico: nella sopraccarta di entrambi si leggeva scritto a caratteri da speziale: preme; però ambedue lo aprirono di botto. Fabrizio, appena ebbe scorso il suo, balenò della persona, chiuse gli occhi, di livido si fece cenerino, e per poco non diede di un picchio sopra la terra; pure con isforzo mirabile di animo e di corpo si tenne, ripiegò tutto tremante il foglio e se lo ripose nel seno.

Il presidente lesse il foglio come sorbiva il caffè bollente, a centellini; letto che l’ebbe lo rivoltò sottosopra considerandolo in ogni sua parte, e siccome gli occhiali per la precipite china del suo muso montonato gli erano scesi fino alla punta del naso, levò in alto la lettera tenendola aperta con ambe le mani; in su pure rivolse il muso e gli occhi, poi si piegò a levante e la rilesse, finita la lettura, voltò persona, muso e ogni altra cosa a ponente e lesse da capo; e poichè parve che nè anche questo punto cardinale avesse virtù di capacitarlo, ripose tutto a mezzogiorno e lesse per la