Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore IV.djvu/314

Da Wikisource.
286 il secolo che muore


io le trovi cortesi secondo il consueto, e come non dubito, mi procurerò l’onore di presentarvele.

Curio e Filippo si guardarono in faccia confusi, dubitando che il cervello dell’ospite avesse preso di un tratto la via dei campi, ovvero li uccellasse, e stavano in procinto di chiedergliene spiegazione, quando comparve su la soglia della camera un peone, il quale con molto sussiego avvisò:

— Le vostre signorie sono servite.

Scesero tutti nel tinello, con mirabile eleganza addobbato e imbandito; dopo assettatisi a mensa, l’ospite domandò agli ospiti:

— Piacevi, signori, che inviti la marchesa e la contessa?

— O signore, che dite mai? Noi l’avremo per grazia.

— Giacinto, Patricio, abbiate la compiacenza di condurre fin qua le nostre signore.

Curio e Filippo tenevano tesi gli sguardi sopra la porta donde erano scomparsi i due peoni, quando un ruggito formidabile li costrinse a voltarsi dal lato opposto, e videro da due postierle praticate nella parete sbucare fuori una pantera ed una orsa spaventevoli per mole e stupendamente belle. L’ospite avendole chiamate pei loro nomi, esse con segni manifesti di allegrezza si affrettarono a posargli il muso una su la coscia sinistra e l’altra su la destra; egli le brancicò, tirò loro le orecchie,