Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore IV.djvu/324

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296 il secolo che muore


se metti da parte il battesimo, ti apparirà tale e quale un orso o una pantera; onde io ho creduto sempre e credo che, dove le bestie feroci fossero insignite di questo sacramento, non ci sarebbe più ragione di escluderle in paradiso dalla compagnia di san Domenico o di santo Arbues; il primo santo tallito, il secondo novellino. Il tessiano, essendosi accorto a sua volta del vecchio colono, lo aspetta a piè fermo, quantunque per ripararsi dalla sciabola non gli sovvenissero altre armi dalla carabina (che aveva scarica) e dal coltello piegatoio in fuori. Il vecchio, mentre corre improvvido, incespica nei tronchi di canna di cui era ingombro il sentiero e stramazza; la sciabola nel tracollo gli schizza di mano; l’avversario in un attimo gli s’inginocchia sul petto e con la manca forte gli stringe la strozza; il vecchio tenta ogni via per levarglisi di sotto, dando degli strettoni o cercando voltolarsi; non riusciva. Filippo, che rimasto fra le ombre vedeva il caso al chiarore del fuoco, spianò per bene la carabina, pigliando di mira il capo del tessiano; però a sparare si peritava: «Guai a me! ruminava nel suo pensiero, se ora mi capita pigliare due colombi ad una fava,» e questo diceva perchè nella baruffa i capi dei contendenti si toccavano e si confondevano. Il tessiano, sentendo che l’aveva a fare con uomo il quale, sebbene attempato, possedeva nervi di acciaio, dubitò potere da un punto all’altro es-