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capitolo xxiv. | 339 |
pararsi sotto l’ombra delle sue fronde; non impazienti di patire tirannide, bensì di esercitarla: della vera libertà amici falsi o tepidi. La monarchia non li volle, la democrazia li rifiutò. Il Santarosa per fastidio di vita si fece ammazzare a Sfatteria. La libertà non pose cura a rilevare cotesta morte, nè raccolse le ossa del caduto, nè gli pose il monumento, o gli cantò l’epicedio: solo il dottrinario Cousin gli sbraciava quattro palmi di marmo con una iscrizione stecchitaci su. Giusta dispensiera di fama quasi sempre la morte e provvida: a moderata cenere, tomba moderata, posta da mano moderata; — e sputai patrizi pelatori della monarchia per mettersene le penne al berrettone; poi vidi il popolo, e lo conobbi terra dove Dio non soffia più, sibbene qualche volta lo scirocco che ne leva la polvere da un luogo per balestrarla iln un altro; popolo che invoca sempre, e vuole altissimi fatti, come se avessero a venire da altri fuori che da lui; e intanto si appaga di maledire e servire; popolo nato forse alla vendetta, non alla libertà...
— Eppure, interruppe Filippo, il popolo italiano ha saputo rivendicarsi in libertà...
— Non libertà; dalla oppressione straniera; per ciò bastava odio e mani; l’acquisto della libertà desidera intelletto di amore. — Anzi nè anche dagli stranieri seppe liberarsi il popolo, perchè commise