Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore IV.djvu/348

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320 il secolo che muore


concesso altro che fare il danno della patria, perchè se abiettate con la dottrina della obbedienza cieca e passiva, tu le proverai belve ammansite, contaminate di spiriti ribelli ti diventeranno pretoriani arbitri delle vite degl’imperatori e dei destini della patria...

E qui tacquero per assai lungo spazio di tempo: ad un tratto Maurizio riprese:

— Dunque nulla vi alletta a tornare, tutto vi respinge dall’Italia. Il governo di cotesto paese vi costrinse ad esulare, ebbene, voi confinatecelo come costumò Diogene con quei di Sinope; e poi non vi pende sul capo la sentenza di morte? Per voi non ci è grazia, non ci può essere: se foste parricidi potreste sperare, ma avendo voi fatto oltraggio all’arca santa della milizia, ogni scampo vi è tolto; il vostro è sacrilegio regale, perchè la forza si vuole venerata, adorata, ad ogni modo temuta come quella che unica oggi tiene ritti i troni. Anche qui tra noi giunse l’esecrata novella della strage del giovanetto Barsanti, e gli uomini del lynch ebbero lacrime per l’infelice. Quando il medico Lanza scenderà le mal salite scale del ministero, potrà lasciarsi dietro ogni cosa; una sola non potrà, il rimorso di cotesta morte. La storia ricorderà che fu principalmente per lui che questi tempi ebbero nome di borgiani; tra Claudio, imbecille sanguinoso, il Valentino, tiranno da fiera, e Ferdinando di Napoli,