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capitolo xxiv. | 379 |
porremo i pargoli che la fortuna placata ci vorrà concedere, e questi sapranno suscitarti nel cuore qualche vestigio della fiamma antica. Tutti i santi, quando sul partire della vita levano gli occhi al cielo, vedono o credono vedere una gloria seminata di stelle e di capi di cherubini, — caparra di paradiso, e tu, madre, sei santa ed hai diritto che il più gentile del tuo sangue ti schiuda le porte del secolo immortale: — su via, fa’ cuore, sei giunta al termine del tuo lungo patire; levati; apparecchiati al viaggio; di poche vesti fa bisogno; a Lugano ne provvederemo quante basta; stasera partiamo.
Così alternatamente Curio ed Eufrosina favellavano ad Isabella; e il volto della madre, quantunque a coteste parole si rischiarasse, pure sembrava un fiore il quale, tronco nello stelo, per benedizione di sole non sappia più raddrizzarsi. Ella volle stendere a un tratto le mani ai suoi cari figli, e non ci riuscì; le mancarono le forze; allora prese ad allungare adagio adagio le dita, e rinnovando a più riprese il moto, giunse a toccare la cima delle mani di Curio e di Eufrosina; in quel punto si provò a favellare, o con un filo di voce disse:
— Figli miei, io sento pur troppo che il termine delle mie tribolazioni è arrivato; in breve imprenderò il viaggio al quale da molto tempo mi trovo allestita; mi ci apparecchiai col viatico del lungo