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Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore IV.djvu/94

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96 il secolo che muore


udire e non parlare; per poco che ci attendesse, non che altro, il lezzo glie le svelerebbe anche al buio; esse, finchè il vento soffia in poppa, si reggono sopra ogni maniera senserie e sul truffare al gioco, non mica barando per se, che sarebbero scoperti subito, bensì tenendo il sacco a persone illustri duchi, marchesi ed altri titolati: essi guadagnano a starsene all’ombra; dopo queste viene l’industria di darsi a nolo a femmine use vendersi un dì alla libidine altrui, oggi costrette dalla propria a comprare, mantenendo in fiore l’ampia famiglia dei contratti innominati do ut des, ut facias facto; ed è destino che queste donne caschino stupidamente nei laccioli medesimi onde accalappiavano altrui. Narrasi che il conte, tra robe e quattrini, avesse lasciato alla Bianca pel valsente di centocinquanta e più mila lire, sicchè, come vedete, ci era da scialare un pezzo; quindi non mancò il bertone di proporre alla donna il pellegrinaggio di Parigi, che è il santo Iacopo di Galizia di quanti barattieri e baldracche vivono nell’universo. La donna assentì più che volentieri, trovandosi fornita in copia di viatico, ed anco per allontanarsi da una città, dove così atrocemente le levavano i pezzi d’addosso; le turpi adulazioni ora le facevano scontare con ispregi abiettissimi; e percotendo lei credevano vendicare la propria viltà; logica dei tempi, che fa cascare le braccia alla medesima infamia.