Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, I.djvu/212

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dubito che non fosse un prendere il male per medicina.

— Due specie io conosco di enti immutabili sopra la terra; i geometri e le Bestie: due regole conducono entrambi, che non variano mai; la dimostrazione e l’istinto: ciò nonostante i geometri qualche volta attaccarono briga tra loro, le Bestie mai115.

Compilinsi i venti volumi in foglio della storia delle umane contraddizioni; altri venti, se vuolsi, se ne aggiungano; tanto non potranno contenere esempio più illustre di quello che presenta l’Asino. Quell’io, che già per terre e per campagne fui segno agli strazii dell’uomo fanciullo, che ora m’introdusse l’esca accesa negli orecchi, ora mi appiccò un cardo sotto la coda, e quando vagellando per lo spasimo irruppi in fuga scomposta, mandando fuori dolorosi guai, egli mi trasse dietro co’ torsi, e bazza fu quando non erano sassi; quell’io, di cui il nome fu ingiuria, e la immagine sigillo di stupida ignoranza... quell’io un giorno gli uomini posero sopra gli altari, ebbi sacerdoti e divoti; nugoli di timiami m’invilupparono, udii le supplicazioni dei prostrati davanti a me; vidi le palme tese, e contro il petto percosse in espiazione dei peccati; non mancarono le sacre offerte; operai miracoli; alle mie immagini appesero voti; in una parola fui Dio.

E tu lo sai; dacchè fu la tua gente, la