Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, I.djvu/231

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ghi dove sorse Venezia; colà non gli si confacendo l’aria e non trovando per cotesti isolotti a sufficienza pastura e non salata, riprese il viaggio, e su per l’Adige entrò in Verona. Qui salito sul campanile, girati ch’ebbe intorno gli sguardi, disse: — questa terra è buona — e sceso giù vi prese casa, e credo anche moglie. Ivi venerato visse, finchè pieno di anni e di gloria lo chiamarono i cieli. Rispetto a lui non gli gravò la partita, anzi ne fu lieto, quasi invitato a nozze come quello, che troppo bene sapeva di barattare questo per un mondo migliore; il rammarico strinse coloro, che si lasciava dietro, i quali l’amarezza infinita dell’animo con ragli così prepotenti e prolungati manifestarono che per trent’anni i Veronesi con tutti gli abitanti del distretto dintorno a Peschiera patirono di sordaggine. Poichè i divoti di Verona gli ebbero fatto i funerali onorevoli e belli, lo scorticarono e ne riposero la pelle dentro un ritratto di lui scolpito in legno da valentissimo maestro, la quale anche ai miei tempi si conservava con sommo giubilo e non minore edificazione di tutti i fedeli. — Questa santa reliquia fu custodita nella Chiesa della Madonna degli Organi, e quattro monaci del Convento col piviale addosso la portavano solennemente a processione due volte l’anno138.

Io non voglio tacere, come in dispetto