Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, I.djvu/6

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viscere della terra, che mi pareva con le mie ossa toccare le roccie di granito, le quali formano l'ossatura del mondo.

E sopra le mie ossa la cenere delle generazioni disfatte dopo di me si ammonticchiava alta come le montagne dell'Immalaia di cui il Condor, l'uccello del volo poderoso, non può toccare la cima.

Di repente, ecco una voce mosse da lontano, la quale ora sì, ora no, secondo che il vento spirava, si faceva sentire, e le mie viscere a cagione di codesta voce si rimescolavano tutte e l'anima mia era conturbata da sbigottimento grandissimo.

Ho detto viscere così per dire, conciossiachè viscere io non avessi. — Quanto di me avanzava, vedete, era il teschio, e questo non mica intero, chè la mandibola inferiore se ne stava ben mezzo miglio lontana dal suo principale, e per di più sdentata.

Però dentro codesto teschio si teneva ristretta la mia intelligenza, e quivi durava ostinato l'assalto supremo della distrazione, troppo meglio che non facesse il generale Chassé nella cittadella di Anversa quando