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immagini fuggevoli, presiede ai giudizi, ed opera in guisa, che confrontando le idee escano fuori, e dalle idee sgorghi la fonte dei discorsi. Questo dice anche Aristotile, e molto tempo dopo di lui Elvezio ripete32. Plinio, a parlar giusto, non lo afferma tanto alla recisa, pur tuttavia loda il tatto, come quello, che gli sembra fra i sensi per eccellenza supremo33. E Niccolò Macchiavello, che là dove riflette il lume del proprio ingegno fece chiaro, porta espressa opinione, che il tatto sia conceduto all’uomo più fino che agli altri animali, e meglio adattato a secondare le opere dello spirito:
«L’Aquila l’occhio, il Can l’orecchio e il naso
E il gusto ancor possiam miglior mostrare
Se il tatto a voi più proprio si è rimaso34.»
Gli organi della bocca e della gola umane avendosi tolto il carico di spacciare copia di cose, più che possono anfanano e qualche volta riescono, qualche volta no; all’opposto portando in sul mercato della lingua poche robe da vendere con un paio di ragli mi sbrigo. Michele di Montaigne mette nelle sue scritture lo inven-