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Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, II.djvu/142

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I Padri, non potendo fare a meno, piegarono il collo, ma andando a prendere commiato dalle Ostriche e dare loro la buona permanenza udirono con dolcezza pari allo stupore rispondersi:

— No, reverendi, non sia mai detto che dopo la partenza vostra restiamo ad abitare queste terre crudeli e questo lido avaro; noi esuleremo con esso voi.

— Ma, dilettissime sorelle, rispondevano i Gesuiti dalla sponda, pensate che non siete fatte per camminare; le case vostre stanno in fondo delle acque o fitte dentro gli scogli; rimanetevi in pace nella speranza di giorni migliori. —

Invano però, che non si lasciando persuadere le Ostriche staccaronsi dagli scogli nel modo stesso che cascano le scaglie al Pesce fregato col coltello e vennero su a galla, come le bombole quando ribollono i fondi, ed aggruppate in varii atteggiamenti, pietosissimi tutti, si cacciarono dietro all’orme dei Gesuiti. Dicono, e si capisce, che a vederle mettevano compassione; quale appena aveva la camicia indosso, chi scalza e scarmigliata teneva l’Ostrichino lattante fra le braccia; soprattutto mirabile una che, a modo di Enea fuggitivo di Troia, portava a cavalluccio un’Ostrica nonna, per le mani un’Ostrichina figliuola, mentre la seguitavano dappresso, recandosi in grembo le medaglie, i rosarii, gli agnusdei e gli altri pe-