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Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, II.djvu/201

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Toccandomi adesso a favellare dei miei pregi fisici pendeva incerto da qual parte rifarmi, avvegnadio dalle orecchie alla coda tutto mi appaia degno di essere lodato ugualmente in me, quando un’apparizione simile a quella di Ocrisia scesami nella mente m’ispirò a prendere le mosse dalla Filogenitura; nè senza causa in vero, solo che voglia ricordarsi quanto venni già esponendo in varie parti di questo ragionamento, a cui per tema di riuscire sazievole mi astengo aggiungere raziocinii ed esempi preclari che in copia mi porgono le memorie del mio illustre ligniaggio.

— Se giovane, che irrompa sfrenato dove alla cieca Venere più piace, ossivvero vecchio traditore ai casti pensieri della tomba si riconsigliano trovare in questa orazione eccitamento ai vituperosi appetiti, si vadano addirittura con Dio; imperciocchè l’Asino, come di altre virtù cardinali, può somministrare simbolo di verecondia solennissimo. Di questo io non voglio testimone migliore dello abbate Casti, di cui il nome fu quasi simbolo e caparra della purità della sua vita. Negli Animali parlanti egli attesta, che diventato si può dire l’occhio diritto del re Leone, mi disse bracciere della reina Leonessa, dama per pietà insigne e di costumi preclara da stare a petto di Caterina II di Russia, e se acquistai grazia alla presenza del re per gli altri meriti miei, la Lionessa