Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, II.djvu/217

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stette il giovane dapprima, ma indi a breve più veemente che mai incalzava negli amorosi delirii. Respinto con orrore dalla madre corre, tratto fuori di sè, nel giardino e con mano violenta mette fine in un punto alla passione e alla vita. Io ti ho detto che la storia del Cavallo è fandonia, ma, posto la fosse vera, bisognerebbe considerare, e ne varrebbe il pregio, che il Cavallo, Edipo redivivo, si ammazzò pel rimorso del commesso misfatto, mentre il figliuolo della Lenclos si sarebbe finito per uzzolo di non averlo potuto commettere, e tu pensa allora chi meglio dei due avrebbe meritato compianto.

E sia ancora che la razza umana avesse bisogno di tante leggi, le quali regolassero i suoi connubii: concediamo di un tratto che la Natura circondasse la generazione umana con tanti impedimenti e paure; a che mena mai questo? Certo a chiarirci che noi altre Bestie volle più scariche di obblighi, maggiormente liete di bella libertà, e però meno disposta a farci delle stincature in quel precetto o in quell’altro, onde come ubbidientissime ella ci potesse prediligere sempre con amore intero. Questa, caro mio, la è cosa piana, eccetto che tu mi voglia sostenere come un padrone possedendo due servi dimostri preferire quello che carica con cinquecento libbre di peso, all’altro cui dà un ninnolo a portare. An-