Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, II.djvu/233

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Però cancellami dal debito della paura delle orecchie il bere garbato e mettimelo a credito della buona creanza. Anche gli Asini conoscono il Galateo.

Terzo de’ miei pregi il latte dell’Asina, nè già io lo voglio lodare, perchè i denti sconquassati riassodi o giovi al veleno, alla dissenteria e alla gastrite, o bevuto col mele sia emmenagogo (sconci di tali laidezze che le non si ponno dire, tranne in greco) o mitighi il dolore delle mammelle329: io soprattutto l’ebbi in riverenza come quello che le nature spossate da ogni maniera di stravizii e di lussuria teneva ritte nel mondo. Era inestimabile gaudio pel cuore mio contemplare migliaia di uomini, in ispecie italiani, barcollanti su l’orlo del sepolcro, trattenuti da cascarvi dentro per virtù del latte di Asina e poi in compagnia del mercurio e del vescicante consultava il modo di prolungare loro cotesta aurora boreale di vita; qualche volta anche la gruccia veniva a dirci la sua. Francesco I re di Francia ridotto al verde si riebbe mercè del latte di Asina, per consiglio di un medico Arabo. I repubblicani mi bandirono addosso la crociata per questo, ma io non ci badava, parendomi onoratissimo soccorrere un unto del Signore senza avvertire più oltre; essi però abbaiavano: — «che re e che non re? costui fu pagano, romano del basso impero, capo senza fronte e di cervello grosso: crea-