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Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, II.djvu/80

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rio189.Ch’è questo se non dispettare i doni di Dio? Il vino letifica il cuore dell’uomo, e con ragione il Salmista invoca come grazia da Dio, che glielo letifichi, conciossiachè la tristezza generi pensieri sinistri: però fu buono accorgimento quello dei Toscani, che coll’unica parola tristezza significarono malinconia e cattiveria; le quali in verità sono parenti. Non io procedo amico del vino a cagione del proverbio, che dice; un sorriso sconficca un chiodo dalla bara; e pur sarebbe abbastanza, ma sì piuttosto, perchè osservai come ordinariamente le malvagità si commettessero dopo molta meditazione, mentre all’opposto le cose egregie compironsi esaltati.

Noi non siamo affatto padroni del nostro corpo; invece di poterci vantare diritto di dominio sopra, neppure lo conducemmo a pigione; ci fu consegnato in deposito e come deposito dobbiamo restituirlo. Laddove per supposto concedasi che noi lo teniamo a fitto, l’inquilino per naturale ufficio e per obbligo inerente al contratto di locazione e conduzione non si trova per avventura tenuto a migliorare piuttostochè deteriorare il fondo, e le migliorie non ricadono in utile del propietario? Veramente ricadono. Ora come possono augurarsi meritare bene di Dio cotesti uomini che gli rendono la sua fattura nabissata? Pongo un altro esempio: che ne va egli alla sentinella che, messo da parte