Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/125

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Qui sento oppormi: dunque a che ti lamenti di gamba sana? Io mi lagno, perchè non camminò sempre ad un modo la bisogna. E se per tanto, obbiettano da capo, fosti zotico e dappoco, con qual fronte fumi d’orgoglio? — Oh! questa è bella: a sentirvi, i Romani, perchè digradando giunsero al segno che, secondo quello ne afferma Liutprando, quanto di perfido, di maligno e di codardo si voleva ai suoi tempi significare con una parola sola si chiamava romano, non erano stati dominatori del mondo. Un giorno gli uomini, origine funesta di ogni nostro guaio, sentirono rimorso dell’antica ingiuria e studiarono emendarla, ma ahimè! la mano di un infante in poco di ora può abbattere l’albero che fecero crescere i lustri; e i figli di Adamo unici per sobbissare non ebbero potenza pari a ricucire gli strappi. — Tuttavolta non voglio tacere, come principi di corona e personaggi incliti, penetrati come tu della comune origine della Bestia e dell’uomo, molto virtuosamente provvedessero in Baviera prima, poi in Francia, che fu la Roma469 degli Asini, a prevenire che si commettessero e gastigare commessi gli antichi strazii in jattura di noi. Anzi tanto stemperatamente s’infervorarono in questa opera di carità che, a mo’ di esempio, un vetturale poteva legnare ad libitum la moglie ed i figliuoli, senza che i gendarmi, quei santi custodi