Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/127

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Bestie, almeno ne salirono in credito parecchie! Però, a dirla qui adesso che siamo in famiglia, in quelle provvidenze con un sesto di carità ce n’entravano due di matto e tre di Volpe secondo il solito, imperciocchè noi non avessimo a sopportare mai vita più trista come dopo che pretesero proteggerci, avvegnadio le multe non servissero mica ad acquistarci più abbondevole e saporoso cibo, affinchè l’anime nostre, per usare le parole d’Isacco prima di morire, benedicessero cotesti virtuosi filobestie toscani471, bensì con le altre le ingoffava il fisco, e per giunta il padrone infellonito, a stalla chiusa non potendo legnare i giudici se la rifaceva sopra le nostre groppe in ragione di sessanta bastonate per lira una al quattrino, e non era caro: ancora parve, ma questo non fece specie, che non ci fosse senso comune avvegnachè si ebbe in orrore e fu punito bastonare il Bove concesso poi ammazzarlo e mangiarlo, per la quale cosa una Bestia arguta scappò fuori col motto che gli uomini avevano salvato tutto agli animali tranne la vita. Nondimanco, per fuggire la nota d’ingratitudine in come del collegio delle Bestie, in generale e degli Asini in particolare io profferisco quelle grazie che so e posso maggiori a sua altezza il principe di Sassonia Altenburgo, all’onorevole generale Grammont ed agli umanissimi compilatori del Regola-