Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/15

Da Wikisource.

13

apritemi in carità, ch’io vi muoio di sfinimento a piè dell’uscio. — Babbo! Babbo! allora si fece sentire un’altra voce; apri, ch’io riconosco il buon signore, che ha dato da mangiare al nostro Asino. — E gli fu aperto. In questo modo andò salvo il Beaumarchais per intercessione dell’Asino da tale pericolo, dove poco, tu mi puoi credere, gli avrebbero giovato i santi376.

Se un giorno io non andava alla riscossa di Demostene, con tutta la sua eloquenza egli faceva un buco nell’acqua. Non che grave, tremenda compariva la materia davvero, imperciocchè si trattasse niente di meno per gli Ateniesi che perdere la Libertà minacciata da Filippo macedone; ma tutto questo era nulla, che il valoroso Oratore non arrivava ad attutire la insanabile frivolezza loro, la quale su l’orlo stesso del precipizio li persuadeva a folleggiare. Allora, ispirato da me, Demostene prese nuovo partito e, buttata là in un canto ogni trattazione di faccende pubbliche, favellò così; — Uditemi, uomini Ateniesi, ed aguzzate i vostri ferri per isciogliere un punto, ch’io sottometto al vostro giudizio. A questi giorni un certo terrazzano di Asso volendo andare per sue bisogne fino a Megara, tolse un Asino a nolo da un vetturale megarese, il quale, come colui che tornavasene a casa, seguitò pedestre l’uomo di Asso. Arrivato il giorno poc’oltre il mezzo, facendosi il caldo grande