Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/182

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io pure tenni siffatta sentenza. Le scienze insegnarono a calcolare il moto dei corpi celesti; ebbene, via chiaritemi, qual profitto ricavaste voi dalla contemplazione delle stelle con occhio armato di telescopio? — Risero gli uomini di più, quando conobbero, che a tal giorno, a tale ora, a tal punto doveva apparire la cometa, o piansero meno, allorchè seppero il minuto dell’eclisse del sole? — La bussola aperse il regno ampio dei venti all’uomo: lo concedo; in grazia, che cosa guadagnarono gli Americani a conoscere Cortez e Pizzarro? Domandatelo a Montezuma e a Guatimozzimo. Un commercio di maledizione tra il vecchio mondo ed il nuovo fu aperto e dura; questo gli mandò su le caravelle strage e ladronaie, quello sopra le medesime caravelle gli spedì la ignavia e la peste. Avrai sentito cordogliare i ceppi che incatenarono Colombo: non ti lasciare intenerire, egli ebbe il suo avere; oh che la terra antica non gli parve abbastanza feconda di guai, perchè mettesse in isbaraglio anima e corpo per andare e falciarne degli altri per terre sconosciute? — Gli uomini molto osarono, impresero molto, ed anche io lo vo’ dire, molto compirono, considerati cotesti steccoli che loro servirono di braccia, deboli, fragili, foderati con pelle di seta incrocicchiati da rete di fili e di cordoni sanguigni, nulla se volti l’occhio all’ardua grandezza della natura. Ancora, non