Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/188

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volta del firmamento in mezzo al sole e alla luna più gioconda, più bella e più desiderabile di entrambi questi luminari, affinchè tutti la vedessero e amassero.

Che se volendo dare buono per la pace io menassi vere tutte le storie degli uomini, costoro si troverebbero a più tristo partito, avvegnachè i tre quarti delle medesime paiano dettate a posta per fare arrossire i Lupi, caso mai i Lupi sapessero leggere e non avessero il pelo sul muso. Donde accadde che Temistocle, il quale pure fu uomo per imprese condotte a fine virtuosamente chiaro di fama meritata, a colui che volle fargli dono di certa sua invenzione atta a ravvivare la memoria delle cose vetuste, è voce che favellasse: — io mi ti professerei riconoscente davvero se tu m’insegnassi ad obbliare non pure le antiche, ma le fresche altresì. — Siccome poi gli uomini una volta in cento, anche senza corda, confessarono, surse nel secolo decimottavo un insigne italiano vocato Melchiorre Delfico, che compose un trattato su l’odio che ogni uomo di garbo è tenuto a professare contro la storia.

Un giorno il mio desiderio di vedere acceso un falò in onore della Ragione con tutti i monumenti di errore e di menzogna, che si chiamano libri, ebbe a sortire il suo effetto mercè di due papi, uno cattolico e l’altro maomettano, zelatori chi per un