Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/19

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gare e pagamelo tosto lire sette di piccioli, che tanto lo comprai uguanno alla fiera di Campi. — Pippo dà a Ciacchero della coda dell’Asino per mezzo la faccia, talchè gli ci rimase la stampa e vassi con Dio. Il Villano porta il piato al banco del Potestà e fallo citare, Pippo si presenta e racconta come la faccenda stava; allora Rubaconte, considerando quanto grande fosse la zotica indiscretezza di Ciacchero, decreta: Pippo da Brozzi piglisi l’Asino e tanto se lo tenga ai suoi servigi finchè non gli torni la coda; appena cresciuta, lo renda al villano.

Udito questo, Ciacchero il villano schiamazza: — Messere io Potestà, tu mi dai nei gerundii: quando ad Asino fu vista rinascere mai coda, una volta che la gli sia stata staccata? —

— Le rinascono, rispose Rubaconte, va franco, le rinascono se non si stiantano bene: io non ho altra sentenza a dare e tu paga le spese del giudicato. — Quindi il proverbio, che non giova tagliare la coda agli Asini, perchè tanto rinasce380. Queste erano le sentenze, che i giudici di Firenze avrebbero dovuto togliersi a modello, non quella del Cremani, però che Rubaconte fosse uomo dabbene e l’altro ribaldo da tre cotte; ma cui non preme andare diritto ha in tasca la riga.

Ed a te pure somministrai materia di consiglio insigne, il quale legalo in oro do-