Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/210

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gliandosi fa in tempo di reggere il bicchiere che l’Arcangiolo urtando per inavvertenza coll’ala aveva tolto di bilico dal tavolino.

E posto eziandio, che il libro non fosse stato partorito da un sogno, perchè e come si potrebbe pretendere discretamente ch’io dovessi aggiogare ogni dì la ragione a riprendere il solco per campi squallidi, tutti pieni di angoscia, attraverso terra deve non avrei potuto seminare altro che tristi disinganni, del futuro incerti presagi, e memorie del passato amarissime?

Michele Cervantes, poeta, egregio del pari che prò soldato, dalla miseria disfatto e dalla persecuzione travolto in carcere, il quale, secondochè egli a buon diritto pur troppo ammonisce, è luogo pieno di ogni malinconia e vuoto di ogni sollievo1 — qual libro ci dettava egli? — Il Don Chisotto, eterno riso della Spagna e del mondo. Vuolsi considerare proprio benedizione di Dio la facoltà del pensiero in tanta notte della mente di andarsene randagio, a mo’ di Cane senza padrone, e accettare in dono quello che il cielo gli manda, e se il cielo t’invia nel deserto la manna, e tu piglia la manna, senza ricordare il pesce, i cotonieri e le cipolle di Egitto2. Lo zio

  1. D. Chisotto, Prefazione.
  2. E ci ricorda del pesce, che noi tutti mangiavamo per nulla in Egitto, dei cocomeri, dei poponi, dei porri, delle cipolle, e degli agli NUM, c. 11, n. 5.