Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/57

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rare che la giustizia da altri, non già da lui, si osservasse, Domiziano407. La bella scuola dei giureconsulti Scevola, Paolo, Papiniano, Ulpiano, Sabino, Alfeno, Africano, Fiorentino, Marziano, Gallistrato, Ermogene, Venuleio, Pomponio, Trifonio, Meziano, Celso, Proculo e Modestino fiorì, imperando Caracalla, Eliogabalo, Massimino, Massimo ed altra siffatta infamia di umanità.

Le leggi di Romolo dette Curiate poche; costui tenne il suo codice su la punta del brando; il dottore Numa fece di più, e così di mano in mano i re, che accolte da Papirio in un volume costituirono il diritto papiriano: dopo questo le leggi delle dodici tavole che tra le altre belle disposizioni vietavano alle donne di farsi la barba408; poi il gius Flaviano e l’Eliano; la legge Ortensia, il diritto del pretore, i plebisciti, i senati—consulti, le consuetudini, le risposte dei prudenti e via e via. Cesare che vinse il mondo ordinare un codice non potè, Pompeo nemmeno; Costantino scombuiò peggio di prima; Teodoro impastò alquanto alla carlona; poi gli venne in uggia; per ultimo tennero dietro Giustiniano imperatore e Triboniano giureconsulto, ed era tempo, conciossiachè le leggi dello impero fossero cresciute tanto da caricarne le carra o, come scrissero gli storici di allora, da farne la soma a parecchi Cammelli. Triboniano usò co’ giureconsulti vissuti innanzi a lui, come