Pagina:Guerrazzi - L'asino, 1858, III.djvu/59

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fare avvertendoli che, senza frastornarlo, nel mondo avevano il bisogno: imitassero il dottore Francia che mentre visse tenne il timone del governo del Paraguay, il quale quando era eletto a giudicare qualche lite incominciava col buttare tutti gli atti della procedura sul fuoco e poi, banditi procuratori e avvocati, strettosi a parlamento con le parti, interrogava, udiva e in poco d’ora i più arruffati negozii decideva410: o meglio ancora richiamassero il giudice, il quale, scritto il nome dei litiganti su le ciabatte, le scaraventava al palco dandola tra capo e collo alla ciabatta prima cascata in terra411, ch’era propria il fatto loro, e così ordinassero ai giudici che d’ora innanzi avessero a definire i piati e la faccenda tornerebbe a camminare coi suoi piedi. Ma, ohimè! fin qui trattavasi di sostanze e non fu il peggio. Io non ho raglio che basti a vituperare le infamie dei giudizii criminali: mi astengo dalle lamentazioni, racconto fatti. Francesco I di Francia favellando un giorno coll’ammiraglio Chabot, il quale virtuosissimo uomo era, ma teneva del presuntuoso più di quello che si addica a cui vive in Corte, gli disse: i principi possedere sempre facoltà di far capitare male sotto sembiante di giustizia qualunque dei sudditi fosse venuto loro in fastidio, comecchè per altra parte innocente, e se egli, avesse voluto l’am-