Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
102 | Brani di vita |
Eppure tra le rocce accatastate in fondo, le querce, qua e là, rinacquero. Scendendo per altra via sino al torrente, sparisce la sensazione dell’orrido che si prova guardando dall’alto, e si gusta una nuova forma dell’idillio, un nuovo aspetto del paesaggio. Anche qui ci sono ombre fresche ed erbe sempre verdi. L’edera, le vitalbe, i muschi si abbarbicano agli scogli e li vestono, i rovi pendono dai crepacci ed i fiori gialli della ginestra si aprono a centinaia per le coste dirute. Il torrente, castigato dalla prima estate, ha perduto la voce e scivola tra i sassi quasi vergognoso. Chi cerca il silenzio lo trova qui, meglio che tra i certosini.
L’idillio è completo per chi bada ai canti dei fringuelli che fanno all’amore nel bosco profondo, od alle note velate dell’usignolo che sonnecchia nei cespugli, cantando in questa tranquillità anche nelle ore meridiane, a dispetto della storia naturale. Tutto ispira la tranquilla melanconia dell’egloga virgiliana, anche il grido rauco della ghiandaia, anche lo strillo acuto del falco, anche il chiocciare pettegolo del merlo che si leva e fugge. Trilli, canti, grida che non sembrano rompere il silenzio solenne, il raccoglimento calmo del luogo e dell’ora. Perchè cercate un Dio pauroso e bieco nel silenzio forzato de’ monasteri, nel raccoglimento voluto ed imposto delle chiese senza luce e de’ chiostri senza vita? Qui bisogna venire a cercare il Dio vero e vivo, il Dio che non ha bisogno di teologi e di sacerdoti; e così nella rivelazione della natura, lo cercarono i pagani e lo trovarono. Il nostro Dio è fuori, dove