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Il ritorno 157

e quella diavolessa di legno intagliato per spaventare i bimbi, quei vasi ricchissimi di vetro, di porcellana e di maiolica, quei bassorilievi in legno o in porcellana, e i bronzi e le statue e i candelieri monumentali, sono bei lavori senza dubbio, ma non sono che lavori di ornamento. I piemontesi invece hanno esposto mobili, cancelli di ferro lavorato, porte, pavimenti, libri ed altri oggetti di uso vero e quotidiano e che rispondono veramente al concetto dell’arte applicata all’industria. Questo volevo notare, per farle vedere come il carattere di un popolo, di una provincia, di una città, salti fuori in tutto, lasci in tutto la sua impronta, anche nelle piccole cose. Dica ad un torinese e ad un fiorentino che espongano, mettiamo, un tavolino alla futura Esposizione di Milano. Il fiorentino le farà un lavoro squisito d’intagli e d’intarsi, qualche cosa di bello, di degno della eleganza toscana. Il primo pensiero del torinese sarà invece di farle un tavolino, comodo, magari che si scomponga e possa servire da sedia, da letto, da stipo, insomma un mobile a molti usi. Uno cerca il bello e l’altro l’utile. Uno segue Platone, l’altro Bentham. Uno emulerà gli ateniesi, l’altro gli inglesi; e questi caratteri così diversi, così opposti, sono tutti qui sotto uno stesso cielo, quasi sulla stessa terra, poichè da Torino si va a Pisa in otto ore. Questa nostra Italia è proprio la terra delle maraviglie.

E infatti, anche il fisico delle due ex-capitali mi ha sempre colpito. A Firenze si trovano le case eleganti col giardino fiorito ed ogni cosa abbellita dal-