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214 Brani di vita

i lettori ci avrebbero guadagnato, ed altre piccole verità che sembrano bugie e bugie che sembrano verità. Così uscii all’aperto.

Tranquilla tranquilla la mia coscienza non era. Tuttavia respirai profondamente, a pieni polmoni, come un prigioniero scappato; diedi un’occhiata di benevola soddisfazione al cielo, al monte, al piano, e preparandomi a goder bene le ore rubate al tavolino, m’incamminai.

Ad un tratto, su per la strada sentii il galoppo di un cavallo. Sapete bene: quadrupedante putrem... più il fracasso di una sciabola in burrasca. M’arrivò sopra un tenente d’artiglieria impolverato come un mugnaio, sudato come una Madonna miracolosa.

— È Miserazzano quel villino lassù?

— Sissignore.

— Ci si può andare di qui con l’artiglieria?

— Ci si va benissimo. Se vuole la condurrò io.

Mentre si parlava, un maggiore di fanteria, giovane, bruno, eccitato, arrivò galoppando sopra un gran cavallo bianco. Mi ripetè l’interrogatorio ed io ripetei le risposte; intanto cominciò a sbucare la fanteria, e più sotto sentivo rumoreggiare i cavalli, i carriaggi ed i cannoni che accorrevano di trotto. M’accorsi d’essere in mezzo ad una battaglia e, mentre assicuro ai lettori che voglio loro moltissimo bene, debbo confessare che in quel punto non è proprio a loro che pensavo.

Si trattava di salire a Miserazzano senza essere scoperti giù dalla valle della Savena o dagli avam-