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226 | Brani di vita |
femminea cui la chiesa di quei tempi e il sacerdote Medulano opponevano i più possenti esorcismi; e tutte le promesse della tentazione, tutte le seduzioni del peccato parlavano ai sensi da quegli occhi limpidi e profondi, da quelle forme fiorenti di gioventù e di bellezza.
Quella viva incarnazione d’amore che sorrideva inconscia della sua potenza, turbò profondamente il povero Manardo, cui i doveri dell’ospitalità imponevano di servire con le sue mani le pellegrine. Invano abbassava gli occhi, poichè un piedino maraviglioso, serrato in una fina e appuntata scarpetta di cuoio giallo, si affacciava irrequieto all’orlo della veste come per prendere anch’egli la sua parte nei turbamenti del giovane. Credeva ad una malìa di Satana e tentava inutilmente di non vedere e di non sentire, rannicchiandosi nei suoi divoti pensieri; ma la voce fresca e tranquilla di Elda veniva a distrarlo. Sentiva ogni suo moto senza guardarla ed aveva la coscienza di essere in pericolo senza aver la forza di sottrarvisi.
Berta tentava di tener vivo il discorso, ma si facevano dei lunghi silenzi, durante i quali il giovane moveva le labbra, pregava.
A sera fu peggio.
I caldi tramonti di luglio non sono fatti per le meditazioni ascetiche. Il sole che discende rosso dietro ai piani modenesi, saetta i raggi orizzontali sui colli dalle forme curve, quasi muliebri, li veste di un colore roseo che par di carne. Sembra che la terra intorpidita dall’arsura diurna si risvegli come