Pagina:Guerrini - Brani di vita.djvu/279

Da Wikisource.

Un’ora di pessimismo 269

quanti versi eterei ed ideali! Ma cercatelo, scrutatelo nelle sue midolle, e per etereo che vi appaia gli troverete sempre le radici nell’istinto sessuale. La natura c’inganna e ci induce a perpetuare la specie con l’esca di una soddisfazione dell’io. Chiedete ai più fervidi amanti che sarebbe del loro amore sa l’amata avesse vent’anni di più; tanto è vero che l’istinto solo ci muove! E colla soddisfazione dell’istinto, colla cessazione del dolore, del desiderio, ecco la sazietà, la disillusione, cui talora può succedere un sentimento di affezione amichevole, indotto dalla consuetudine, ma che non è più l’amore. "I miei lombi son pieni d’illusioni" confessò il salmista, ma la natura ci trae d’illusione in illusione per la maggiore moltiplicazione della specie, ci consiglia l’infedeltà, ci suggerisce romanzi sempre nuovi. Quante pagine sublimi inspirò l’amore contrastato, quanti Werther ignoti darebbero la vita per un bacio! Ma quante pagine tollerabili inspirò l’amor soddisfatto? E Werther, se avesse dormito un anno con Carlotta, non si sarebbe chiesto “valeva la pena?”

E se questa è l’amara verità che sta sotto alla più possente delle nostre passioni, che dire delle altre? Chiamiamo Fato, Destino, Volontà, Forza, Dio, questo ignoto da cui sembra ordinata la vita dell’universo, certo però non fu benigno alla razza umana. Già le religioni stesse insegnarono che la vita è punizione, espiazione di un fallo d’origine, altrimenti non avrebbero potuto chiamar buono Iddio, se ci creò solo per vederci soffrire; ma comunque,