Pagina:Guerrini - Brani di vita.djvu/355

Da Wikisource.

A Loreto 345

prudenti che invocano la protezione, non della Santa Vergine, ma dei Reali Carabinieri.

Cantavano, come ho detto, trascinandosi sui ginocchi e nelle faccie gialle estenuate e negli occhi smisuratamente aperti era l’aura dell’epilessia. Dopo un poco, non più sulle ginocchia, ma distesi a bocconi, baciavano la terra, come se dovessero farsi perdonare qualche tradimento.

Due vecchie orribili leccavano il pavimento con la lingua bavosa, sorrette alle ascelle da due megere che strillavano. Così furono trascinate sino all’altare, lasciando una striscia sudicia che pareva una pelle di serpente striata di sangue. Che terribile grazia dovevano implorare quelle due streghe? E allora la frenesìa dei pellegrini giunse quasi al furore della convulsione, così che, tra noi, qualcuno cominciò ad impallidire. Quelle non ci parevano più forme umane, ma fantasime dolorose, figure paurose di un sogno febbrile.

La ripugnanza si impadronì di noi e l’orrore di quella scena macabra spense l’ultimo resto di rispetto per una religione che, interpretata così, è un oltraggio all’umanità, un insulto a Dio.

Ed uscimmo cercando l’aria che ci mancava, la luce e la libertà.

Eravamo veramente in Italia? Come? A questo ci doveva condurre tanto sforzo di pensiero, tanto