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condizione nel concetto del querelante. Il vocabolo cane, preso così da solo, può ben passare per ingiuria. I cani custodiscono realmente il gregge, i sacerdoti lo custodiscono allegoricamente; dunque io avrei dato dei cani ai sacerdoti faentini. Per fortuna il reo vocabolo non capiva nell’endecasillabo, se no, alla stregua del resto, sottigliezza per sottigliezza, mi sarei trovato addosso un nuovo capo d’imputazione. Ringraziamone la prosodia!

Quanto a “pecore” credo non ci sia contesa. Disse anche Cristo “pasce oves meas” benchè sia avvenuto poi il contrario, cioè che le pecore abbian pasciuto i pastori. Quereleremo il Santo Vangelo? Ma le pare! O chi pagherebbe le multe a Monsignore?

Becchi! Ci siamo. Certo avrei potuto, rimasticando i versi, dire montoni, caproni od usare uno di quegli ipocriti eufemismi per cui (mi perdoni) la parola latrina è bassa, turpe, vergognosa, mentre Numero cento si può dire. Come se la cosa putisse meno! Ma no; io ho usato il vocabolo tecnico, proprio e preciso. Sarà triviale, ma è esatto e se ne avessi usato un altro, o mi fossi servito di una circonlocuzione, avrei detto appunto la stessa cosa benchè con minor proprietà. E quanto a proprietà di lingua, io non mi credo un gran bacalare, ma così da orecchiante, un pochino me ne intendo.

Dunque è stabilito che becco è il maschio nel gregge in termine tecnico, esatto e proprio, e in quel verso, a quel luogo, ci sta bene. Ma il voca-